Qualche settimana fa ero in call con un founder di una giovane startup tecnologica. Era euforico: aveva appena chiuso un piccolo round di investimento, il primo vero capitale arrivato da un gruppo di business angel. Durante la call mi raccontava dei progetti che intendeva sviluppare, delle nuove assunzioni, dei piani di marketing. Poi, quasi abbassando la voce, mi disse:
“Cristiano, il problema è che con tutti questi soldi… non abbiamo ancora clienti ricorrenti e importanti, abbiamo solo validato. E così sarà più difficile convincere gli investitori successivi.”
Quella frase mi è rimasta impressa. È il punto cieco di tantissime startup: si celebra il fundraising, ma si dimentica che la vera validazione arriva quando un cliente paga per la tua tecnologia.
Gli investitori non sono il motore, sono il carburante
I capitali raccolti servono, certo. Pagano i team, permettono di costruire il prodotto, danno ossigeno ai founder. Ma il motore vero – quello che spinge una startup in avanti – sono i clienti.
Quando una corporate, una PMI o un’azienda di settore decide di adottare la tua soluzione, accadono tre cose:
- Validazione reale: “Se loro la usano, significa che funziona davvero.”
- Case study potente: puoi presentarti ad altri clienti mostrando risultati concreti.
- Traccia di crescita: ogni fatturato che entra è più forte di qualsiasi proiezione su Excel.
Eppure, la maggior parte dei founder che incontro dedica il 90% delle proprie energie a raccogliere fondi e solo il 10% a vendere.
Perché è difficile per le startup vendere alle aziende
Il motivo è semplice: le aziende hanno processi di acquisto complessi.
- Parlano un linguaggio diverso: KPI, ROI, scalabilità, affidabilità.
- Hanno cicli di vendita lunghi, spesso incompatibili con il ritmo delle startup.
- Non sempre sanno distinguere tra un’idea acerba e una soluzione pronta all’uso.
Risultato? Molti founder si trovano a bussare a porte chiuse, senza i contatti giusti o la credibilità necessaria.
La soluzione: costruire ponti, non muri
In Italia ci sono migliaia di startup con prodotti interessanti e centinaia di aziende che avrebbero bisogno proprio di quelle soluzioni. Ma i due mondi spesso non si incontrano.
È da questa esigenza che nasce beat2impact (https://beat2impact.com/): una community pensata per mettere in contatto startup già validate con aziende pronte a innovare. Non un acceleratore, non un incubatore, ma un vero e proprio ponte commerciale.
- Da un lato, i founder trovano canali di accesso a decision maker aziendali.
- Dall’altro, le aziende trovano soluzioni già pronte, filtrate e affidabili.
Perché partecipare a beat2impact se sei una startup
- Trovi clienti reali, non solo mentor o formatori.
- Accedi a call e matching diretti con aziende interessate.
- Puoi scalare più velocemente, costruendo partnership commerciali.
Il fundraising è importante, ma non deve diventare un’ossessione. Una startup senza clienti è come una macchina senza motore: puoi metterci dentro tutto il carburante che vuoi, ma non si muoverà mai.
Se sei una startup post-MVP e vuoi capire come connetterti ad aziende pronte a usare la tua tecnologia, scrivimi direttamente su LinkedIn oppure prenota una call qui quando preferiscihttps://meetings.hubspot.com/cristiano-dibattista
Sarò felice di ascoltare la tua storia e valutare insieme se c’è spazio in beat2impact.